Il 2020 non ci ha portato solo cose brutte. Da abitante di una casa milanese sprovvista non solo di giardino condominiale ma anche di terrazzo/balcone/affaccio qualsiasi ho riscoperto l’amore per il verde e come molti ho riversato questa mia ritrovata passione non solo nel riempirmi di piante da appartamento ma anche nella ricerca e lettura di libri illuminanti a tema.
Ecco qui alcune letture relative alle piante che me ne hanno fatto scoprire aspetti nascosti, impensati e a volte commoventi.
Uomini che amano le piante – Storie di scienziati del mondo vegetale
Stefano Mancuso è il Piero&Alberto Angela della botanica. Docente, ricercatore, divulgatore, dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) di Firenze e non è un caso se tre dei quattro titoli che più ho amato siano suoi. Ha uno stile di scrittura chiaro, scorrevole e un modo di presentare i temi anche più complessi e tecnici in modo assolutamente accattivante.
In questo volume racconta le storie avventurose dei grandi botanici e studiosi che dal Rinascimento ad oggi hanno messo il mondo vegetale al centro delle proprie attenzioni e di come ciascuna delle loro scoperte sia stata in realtà un sintomo (e a volte una causa) di immense rivoluzioni non solo scientifiche ma soprattutto sociali e politiche.
Partendo dall’incredibile vita di George Washington Carver, il primo nero laureato in America, che ha implementato su larga scala la coltura di arachidi di fatto inventando un intero nuovo settore economico, alle scorribande di Odoardo Beccari a Sumatra alla ricerca di un esemplare di vegetale mai visto prima (e le connesse difficoltà in un modo in cui non solo non c’era google ma in cui era impossibile addirittura viaggiare con i necessari testi di riferimento e le comunicazioni viaggiavano via mare per settimane prima di giungere a destinazione), attraverso la storia devastante di Nikolaj Ivanovic Vavilov e del suo archivio di biodiversità che avrebbe potuto forse risolvere il problema della fame nelle campagne russe ma che è stato annientato nell’insensato tentativo di piegare la scienza all’ideologia, fino agli esperimenti bizzarri e temerari (oltre che esilaranti) di Charles Harrison Blackley che procedendo per tentativi ed errori ha individuato le responsabilità dei pollini nella febbre da fieno.
L’incredibile viaggio delle piante
Questo libro è semplicemente un capolavoro. Mancuso parte dal semplice assunto che non esista nulla di più statico e stanziale delle piante per ribaltarlo completamente e svelarci i viaggi entusiasmanti delle piante. Dividendole tra piante pioniere, piante fuggitive, piante reduci, combattenti, eremite, e addirittura viaggiatrici nel tempo, ci costringe ad allargare la nostra visione dall’individuo alla collettività mentre svela gli stratagemmi più astuti che ogni specie ha trovato per conquistare più spazio o per adattarsi meglio a quello che aveva a disposizione. E apre nuove prospettive anche sulle relazioni tra uomini e piante: dagli Hibakujumoku, gli alberi venerabili sopravvissuti alla bomba atomica, fino ai piccoli fiori di campo che hanno sfruttato la rete ferroviaria per conquistare la campagna inglese. E per quanto possa sembrare strano, in diversi punti del libro mi sono commossa fino alle lacrime: sicuramente una lettura in grado di farci mettere in discussione molto del nostro antropocentrismo, e un ottimo esempio di come la conoscenza possa portare alla luce le parti migliori di noi.
Le piante sono brutte bestie – La scienza in giardino
A questo punto ho ritenuto necessario fare un passo indietro e capire un po’ meglio come “funzionano” le piante. Renato Bruni ha tutto quello che a me manca: le competenze di un botanico accademico da laboratorio. E accompagnarlo attraverso le stagioni nella cura del suo orto mi ha divertito e consolato perché nonostante la teoria scopriamo con lui che la pratica è tutta un’altra storia. Nel libro si alternano in modo molto equilibrato spiegazioni molto semplici sui meccanismi che regolano le funzioni basilari delle piante (ad esempio: come fanno i fiori a sapere quando è il momento di aprire la corolla? E quanta energia costa loro questo movimento, ne vale la pena?) a riflessioni sulla sostenibilità e sulla collaborazione tra umani e vegetali, che ancora una volta hanno suscitato in me un senso di meraviglia e di rispetto per quelle consideriamo solo “macchie di colore”, parti inanimate del panorama, e che invece con un’osservazione più attenta ci svelano segreti e saggezze filosofiche profondissime.
Verde Brillante
Torniamo a Stefano Mancuso che, insieme ad Alessandra Viola, si concentra sul concetto di intelligenza applicato alle piante. Nel nostro antropocentrismo tendiamo a definire l’intelligenza nel modo il più possibile assimilabile all’intelligenza umana o animale. Ma se sovvertiamo questa circolarità nella definizione e guardiamo all’intelligenza nei suoi aspetti più elementari ci rendiamo conto di come le piante siano estremamente intelligenti. Dalla comprensione dell’ambiente circostante grazie ai sensi, all’elaborazione di strategie di adattamento e sopravvivenza, fino alla capacità di lanciare e interpretare segnali (una vera e propria comunicazione tra simili) le piante sono esseri del tutto intelligenti. D’altronde sono su questo pianeta da molto prima di noi, e presumibilmente ci resteranno anche dopo la nostra estinzione… insomma, questo libro mi ha portato più volte alle mente questo meme:
NB: tutti questi titoli sono disponibile anche come audiolibri su Storytel
Immagine di copertina: Hitoshi Suzuki on Unsplash
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