Vista la bella esperienza del weekend trascorso a Firenze con la Tilda abbiamo deciso di raddoppiare: così, spavaldi, gita a Genova con entrambi i bambini. E quando si viaggia con i bambini c’è un unico assioma che regge ogni certezza: raddoppiando il numero di infanti presenti, si dimezzano le attività fruibili e le energie.
Mi sembra che adattare itinerari e modalità alla resistenza dei partecipanti più piccoli sia solo una logica di buonsenso, ma a volte serve ricordarselo e ripeterselo per non cadere nella bieca frustrazione. Seguono esempi.
Quando chiediamo a Zeno quali sono state le cose più belle che ha visto e fatto a Genova, la sua classifica (in ordine variabile) è questa:
– la giostra che gira
– lo squalo
– lo scivolo
Con la Tilda la situazione cambia di poco, anche se a volte aggiunge elementi random (riportati qui per comodità tra parentesi):
– la giostra che gira
– i delfini
– il viaggio in treno (il letto dell’hotel, le acciughe fritte, lo scivolo)
La nostra classifica di adulti invece prevede:
– le passeggiate nel centro storico, con scorci di piazzette inaspettate che si aprono a tradimento tra carruggi e creuze
– l’ascensore che porta in un attimo alla spianata di Castelletto, dove si può sostare prendendo il venticello fresco su una panchina gustando gelato siciliano e focaccia calda di forno
– l’eleganza austera della Superba che nel giro di pochi metri cambia volto, che mostra e nasconde le sue ricchezze a seconda della prospettiva, in una convivenza poetica e impossibile di contrasti e contraddizioni.
Dovremmo poi fare probabilmente la classifica di quello che ha senso fare in una due giorni intensa con dei piccoli bipedi sotto i 6 anni, quindi:
– l’immancabile visita dell’acquario (punto a favore: possibili svariate soste pipì/merenda/riposo tra gli innumerevoli momenti di stupore e entusiasmo. Punto a sfavore: stupore e entusiasmo sollecitano inverosimilmente le funzioni metaboliche dei bambini);
– scelta strategica dell’hotel. Qui dobbiamo sempre ringraziare NH Hotels, fedele partner di queste mini-gite che anche questa volta ci ha ospitati e coccolati all’Hotel NH Genova Centro. E se questa volta non c’era la piscina con vista panoramica sul tetto come a Firenze, il fatto che fosse in posizione super strategica (praticamente a cinque minuti da Piazza De Ferrari e a una decina di minuti da San Lorenzo o da via Garibaldi) ce l’ha fatto amare moltissimo: con due bambini relativamente piccoli poter tornare in hotel in fretta per qualsiasi esigenza quando ti trovi a vagare per il centro storico è un plus da non sottovalutare. Ma la vera domanda è: anche qui il letto era comodissimo? Sì, era comodissimo! E sì: a colazione c’era ovviamente anche la focaccia (oltre a un milione di altre cose: siamo sempre combattuti sul preferire la comodità del letto o l’abbondanza della colazione).
– lasciare a casa l’auto: arrivando da Milano i collegamenti ferroviari sono ottimi, mentre il viaggio in autostrada rappresenta sempre un’incognita, specialmente sui tempi di percorrenza nei weekend della bella stagione. E in ogni caso, una volta arrivati a Genova, l’auto diventa inutile (e anche un impiccio, a meno che non siate dei draghi delle partenze in salita);
– pianificare gli spostamenti a piedi prevedendo soste logistiche e tempi più lunghi di quelli che immaginate: i nostri bimbi sono sempre stati degli ottimi camminatori, ma le costanti salite/discese/scale sulla pavimentazione di porfido irregolare possono mettere alla prova quei piedini. Portate pazienza.
E per ultima, ecco la classifica delle cose che avremmo voluto fare se avessimo avuto un po’ più di libertà di manovra:
– i rolli: senza saperlo siamo capitati a Genova durante i Rolli Days, uno dei due weekend all’anno in cui è possibile visitare la maggior parte dei palazzi barocchi appartenenti al sistema dei rolli. Si tratta di palazzi di rappresentanza costruiti dalle famiglie nobili e spesso oggi sede di istituzioni (quindi normalmente non aperti al pubblico), patrimonio dell’Unesco dal 2006 e che custodiscono tesori artistici incredibili. I rolli non sono pensati come residenze ma come foresterie di grandissimo lusso, in cui le varie famiglie nobili erano tenute a ospitare in base a un’estrazione a sorte gli alti dignitari stranieri in visita alla città. Affreschi, dipinti e sculture quindi non erano pensati tanto per il piacere dei proprietari quanto per impressionare i foresti e affermare la propria prodigalità sulle famiglie rivali: e il risultato di questa gara al rialzo senza esclusione di colpi merita sicuramente una visita (tra adulti).
– un’incursione fotografica a Boccadasse e Vernazzola, due dei luoghi più instagrammabili della città e che conservano ancora l’aspetto degli originari borghi di pescatori: piccole case dai colori pastello che si affastellano su spiaggette a forma di mezzaluna, dove ti aspetti di intravedere tra i ciottoli e le onde i riflessi della coda di un mostro marino come nel film Luca (l’egemonia dei piccoli di casa ormai è anche culturale). Oltretutto per questo weekend (e anche per i prossimi!) avevamo con noi una fotocamera seria (grazie Canon Italia per averci prestato questa e soprattutto questo) che avrebbe meritato un utilizzo ben più assiduo e puntuale (tutte le foto che trovate in questo post – tranne le due di cibo e un’altra che vi lascio indovinare – son state scattate con la Canon EOS M50 Mark II, quindi in realtà foto ne abbiamo fate molte ma, senza dover correre dietro a Zeno, ne avremmo fatte il triplo probabilmente). Le due cose che Massimo ha amato maggiormente di questa prima esperienza con una mirrorless? La lente (“Oh, incredibile! Vengono delle belle foto anche a me”) e la possibilità di trasferire subito (tramite un’app) le foto sul telefono per poi metterle nelle stories. Ma andiamo avanti con la lista:
– la Basilica dell’Annunziata: siamo riusciti a vederne solo la facciata passandoci davanti con il trenino Pippo (il trenino turistico su gomma, altro grande highlight del weekend per i bambini) ma la vera meraviglia è all’interno. Immagino che vedere le fotografie online non equivalga nemmeno lontanamente allo stupore dell’entrare dal vivo in una chiesa completamente ricoperta d’oro.
Ma ci torneremo, e la vedremo, e questa è una promessa.
Intanto grazie Genova, per il pesto e la focaccia, le acciughe fritte e l’aria di vacanza e per non essere così lontana da rendere questa promessa una promessa da marinaio.
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