Ho potuto vedere il film in anteprima e dato che sono fresca anche della lettura del libro lascio qui qualche appunto: potrebbero esserci spoiler!
Povere Creature di Alasdair Grey più che un romanzo è un pastiche di tropi vittoriani estremamente divertente e stimolante. Già dalla partenza, con l’espediente narrativo del manoscritto ritrovato fortuitamente e della dichiarazione immediata di un narratore inaffidabile, veniamo proiettati in una dimensione che unisce e giustappone diversi temi del gotico e che diventa una chiave ironica di critica alla società non solo vittoriana ma anche contemporanea. Dalla creatura portata in vita attraverso la scienza, in cui lo scienziato ha le sembianze di un dio mostruoso e solo che genera la sua creatura per avere qualcuno che lo ami, all’immaginario della donna vampira, le cui pulsioni sfrenate risucchiano l’energia vitale degli uomini con cui si relaziona fino a renderli dei gusci vuoti. La storia di Bella Baxter è una storia di emancipazione che nasce dal grottesco: il corpo di una giovane donna viene ripescato dalle acque del fiume in cui ha cercato la morte. Il cadavere viene trafugato nel laboratorio medico casalingo di Godwin Baxter (detto God) che innesta nel corpo della giovane il cervello del feto che portava in grembo. Seguiamo quindi, attraverso la voce dell’assistente di Baxter, l’evoluzione di questo esperimento, lo sviluppo delle capacità cognitive e l’emergere della coscienza in Bella.
Uno degli elementi portanti del romanzo è l’evoluzione del linguaggio di Bella, che attraversa diverse fasi e riflette man mano la sua affermazione come individuo. Nel film era inevitabile che questa lunga evoluzione venisse sintetizzata ma ho trovato meraviglioso in modo in cui Lanthimos è riuscito a renderla: man mano che Bella evolve infatti vediamo cambiare visivamente il mondo attorno a lei. Dal bianco e nero deformato dal fisheye della sua “infanzia” il mondo assume via via contorni sempre più netti e colorati: le tappe del viaggio sono scandite da diverse “visioni” che non rappresentano solo come Bella vede il mondo ma cosa è in grado di restituire, talvolta in modo onirico, altre in modo ridondante, attraverso la sua esperienza e la sua capacità di rappresentazione. Come se in questa restituzione linguaggio e visione siano strettamente connessi: riesco a comprendere la complessità del mondo solo man mano che acquisisco capacità sempre più raffinate e precise per rappresentarlo.
Un altro aspetto che per forza di cose nel film viene ridimensionato rispetto al romanzo è il conflitto di identità tra Bella in questa nuova vita e la vita precedentemente vissuta dal suo corpo. Lo snodo focale, il punto di contatto di questa dialettica difficoltosa, è il sesso. Bella, del tutto priva di sovrastrutture sociali, esplora le sue pulsioni sessuali liberamente, in modo quasi primitivo. Ed è proprio attraverso l’esperienza del sesso e del piacere che ricollega i fili interrotti delle due metà della sua esistenza. Nella versione cinematografica a questo punto c’è uno scollamento nella trama rispetto al romanzo, ma non è importante: la vita precedente di Bella diventa una breve parentesi per tornare a un altro dei temi fondamentali di questo racconto che è il percorso di emancipazione. Bella è una donna con il cervello di una bambina, e rappresenta il sogno, l’ideale, la perfezione per gli uomini che la venerano. C’è sempre un senso di dominio su di lei: God l’ha creata e la studia come un esperimento, non permettendosi di amarla la promette in sposa al suo assistente McCandless. McCandless è perfettamente inscritto nella morale dell’epoca, cerca di attenersi alle norme e alle convenzioni, sa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella sua attrazione per Bella ma si autoassolve nella conformità alla società. Di contro c’è il libertino Duncan Wedderburn che senza scrupoli cerca di approfittarsi dell’ingenuità di Bella, diventando il suo amante. Cosa succede però quando Bella non è più controllabile? Quando proprio la sua spinta primitiva, feroce in quel modo tipico dei bambini e degli adolescenti, la trasforma da bell’animaletto curioso a belva selvaggia? Nella partita tra natura e società la morale trucca le carte e attraverso il controllo e la censura riporta gli equilibri a favore degli oppressori.
Alla fine del film Bella avrà il suo lieto fine. Ma è solo nel libro che il cerchio si chiude completamente e possiamo sentire la versione della sua storia raccontata dalla sua stessa voce, in modo sorprendente e spiazzante. Perché Bella alla fine del romanzo non si riappropria solo della sua voce e della sua vita, ma anche della cosa più importante: della narrazione di sé.
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